Partiamo da un presupposto: ammiro dal più profondo delle viscere chiunque sappia parlare più di due lingue (specie se una di queste è il giapponese), e che riesce a fare una barca di soldi vendendo aria fritta.
Però davvero, io inizio a interrogarmi sull'apporto dato al pop da Nicola Formichetti, e credo di non essere il solo. Io, come forse qualcuno di voi, non essendo troppo ferrato sul significato della parola "stylist", mi chiedo: ma quale mestiere svolge, esattamente, questo nostro orgoglio tricolore all'estero?
Voglio dire, anche io adoro rispondere cose tipo: "Sono un editor", quando mi chiedono che cosa faccio per guadagnare la pagnotta. E' uno dei must dell'epoca in cui viviamo, buttarla in caciara quando viene posta questa domanda, perché altrimenti bisognerebbe usare termini arcaici e seicento parole per poi arrivare al succo: "Mi faccio il mazzo arrabbattandomi in questo mercato del lavoro di merda, per arrivare a fine mese e pagarmi i cocktail".
Però insomma, io non sono Nicola Formichetti, questo mi pare evidente. Quindi ho cercato di andare oltre l'idea che ho di lui, ossia: un gay sopra la ventina che ha a disposizione una Barbie a grandezza naturale, Lady GaGa.
Copioincollo da uno dei
primi risultati su Google digitando il suo nome: "Uno dei più stravaganti artisti visuali del mondo dell’immagine". Che mi fermo un attimo e mi chiedo: che straceppa significa? Continuo a leggere. "Nato in Giappone da padre italiano e madre nipponica, il suo orientamento stilistico si divide per le due nazioni natali. Direttore creativo di Dazed & Confused, fashion director di Vogue Hommes Japan, Fashion Editor di V Magazine e V Man, i suoi progetti sono facilmente distinguibili per il tocco eccentrico e provocatorio di ogni creazione".
Ora, a parte maledire mio padre e mia madre per essere tutti e due de Roma e avermi fatto crescere in un appartamento vicino alla stazione Termini, azzerando le mie possibilità di diventare fashion director di qualsivoglia altisonante magazine, tanto di cappello al Nicola.
"Non ama il concetto di moda dei grandi nomi, di quelli che hanno già fatto storia, ma si fionda continuamente nelle maison dei giovani talenti di nicchia. Questo genere di lavoro è stato evidente, anche ai non lettori di moda, con la sua partner in crime Lady Gaga, l’unica artista che ama vestire, proprio per un incrocio parallelo della concezione d’arte e di umanità".
Ah, e qua ti volevo! Nicola Formichetti e Lady GaGa sono ormai un formidabile duo, che ha drammaticamente (in senso buono) modificato il concetto di immagine nella musica pop.
Basti pensare che fino a qualche anno fa i video avevano perso qualsiasi forma di interesse da parte delle star, e tranne in alcuni casi erano dei meri spottoni su sfondo bianco senza un minimo di regia e zero idee. Stefani Germanotta ha modificato questo trend a partire dal video di Paparazzi, per poi esplodere con Bad Romance e Telephone, e già da allora Formichetti aveva iniziato a occuparsi del suo styling.
GaGa, che diciamocelo si era presentata alla platea internazionale come una scoppiata di quelle gravi, da un certo punto in poi ha scoperto il geniale Formichetti, che le ha regalato quel qualcosa (che da qui chiameremo "Formichetti Factor") in grado di far evolvere la sua follia in arte.
Ora, chi scrive è un fan sfegatato della GaGa, ma ho come l'impressione che questa sorta di pretesa di essere un'opera d'arte vivente le stia un po' rubando la verve di incontenibile baraccona che la caratterizzava all'inizio. Voglio dire, una volta GaGa arrivava sul palco con uno scettro lunare di Sailor Moon e degli occhiali ai LED che emettevano a intermittenza la parola "pop". Era adorabile.
Oggi, si fa il red carpet dei Grammy dentro un uovo, perché ha il Formichetti Factor, e dopo la performance rivela di essere stata dentro quell'utero per 72 ore di fila, in modo da pensare al vero significato della sua canzone Born This Way e a come condividerla col pubblico.
Amore mio, non sei Youri Messen-Jaschin. Sei favolosa, ma sei pur sempre una che vende milioni di dischi al suono di "Ga-Ga-Ooh-La-La".
Io adoro le contaminazioni pop, ma diciamo che inizio a farmi girare le palle quando si sente tutto questo bisogno di didascalizzare l'arte. Alla fine, per carità c'è molto di GaGa, ma ho un po' come l'impressione che il Formichetti Factor la stia convincendo che essere una baraccona e basta non è sufficiente, bisogna essere una "artista".
Nessuno stylist si è mai preso tante confidenze con una come Madonna, per dire. Sì, il fior fiore del fashion ha lavorato con lei, ma non leggevi mai da nessuna parte "Madonna e Pinco Pallo". Era Madonna, e il resto nella sua ombra.
Britney Spears, per dire, ha sempre vestito come una gattara che sta andando a comprare il Whiskas, ma per diventare un'icona di stile trasgressivo le è bastato strafarsi di ansiolitici, uscire di casa, andare a rasarsi a zero in una bettola sul Sunset Boulevard e sfasciare una jeep con un ombrello comprato a 9,90.
Non lo so, forse non capisco io. Quindi chiedo al pubblico indie e avantissimo di Chains & Heels: Nicola Formichetti è un genio?
Per concludere il discorso, pubblicherei due bei video: una delle primissime performance live di Lady GaGa, e l'ultima, quella ai Grammy 2011.
popslut