mercoledì 9 febbraio 2011

Torna Adele. E incanta.


“21”, il secondo album di Adele, è un ottimo disco. Potrebbe bastare ciò per recensire questo gioiellino mangia record, ma forse qualche discorsetto va fatto. Di solito i secondi album sono quasi sempre una noia, questo no. Adele, reduce dal successo internazionale di “19”, e soprattutto di “Chasing pavements”, poteva rischiare, come tutti gli artisti, di ripetersi e ricopiarsi (vedi Duffy). Invece non lo fa, e prende tutta un’altra direzione. Tocca a Rick Rubin (produttore famosissimo, già al lavoro con Red Hot Chili Peppers, Mick Jagger, Mel C e Gossip) dare la svolta country che Adele voleva e di cui si è innamorata girando l’America durante il suo primo tour promozionale. E Rubin non delude affatto.
“Rolling in the deep” ha l’arduo compito di aprire le danze. E’ forse una delle scelte più giuste e coerenti. Il testo è rabbioso, l’interpetazione precisa ed emozionata, il video che l’accompagna sublime, di classe. Ottima prova. Così tutti quelli che avevano il dubbio che la cantante si rifacesse ad Amy Winehouse (ma senza l’alcool) possono tranquillamente zittire (io, per esempio, adoro i cori e i tamburi). “Don’t you remember” è la classica ballata country contemporanea. “He won’t go” si classifica come uno dei migliori pezzi di tutto il disco: il pianoforte e le percussioni tessono la trama, in cui la voce soul di Adele si inserisce alla perfezione. Non dispiace nemmeno il blues di “One and only”, mentre la cover dei Cure, “Lovesong”, già sentita e risentita, forse è il pezzo meno convincente di tutta l’operazione. Perfetta “Take it all”, perfetta Adele, l’arrangiamento scarno, ma sublime e il coro sui ritornelli alza il livello e tutto diventa più intenso. Non mancano le ballads da classifica, “Set the fire to the rain”, “Turning tables”, “Someone like you”. Adele non annoia, e gli arrangiamenti sono talmente costruiti bene che queste canzoni potranno diventare sicuramente delle hit.
“21” è un album incavolato, ruvido, ma anche positivo ed ironico. Adele è cresciuta ed ha una sua collocazione credibile. Il numero 21 si riferisce alla sua età mentre scriveva questi pezzi (così come era accaduto nel primo disco, 19), e fotografa in pieno i caratteri diversi che convivono nella sua voce.
Già vincitrice di due Grammy, con questo lavoro ci si attende la consacrazione. Le classifiche l’hanno già premiata. E anche noi, nell’attesa di farci incantare dai suoi live.

Annabelle Bronstein

Nessun commento:

Posta un commento