Il 1 Dicembre, è passato da poco, un giorno come un altro sembrerebbe per la maggior parte delle persone, un giorno come un altro soprattutto per l’Italia. Per il resto del mondo un po’ meno. Sì perché in questa fatidica data qualcuno ricorda che da più o meno 30 anni conosciamo, parliamo di HIV e AIDS. 1 Dicembre, dunque, World Aids Day. Fiocchi rossi, belle parole, buoni propositi da nord a sud, da est a ovest del globo, tranne qualche eccezione. Eccezione detta anche Italia, l’isola felice, dove nessuno si ammala (magari) e dove il problema non sussiste, e se sussiste, beh…cazzi vostri. Ormai è da un po’ di tempo che il nostro Bel Paese su certi argomenti preferisce soprassedere, dare poca attenzione o enfasi, o parlarne male ed in modo confusionario. Tutto ciò, di conseguenza, a discapito dell’informazione, di una buona e seria informazione su un argomento che interessa tutti (sì, nonostante quello che dice ancora qualcuno, forse non molto attento alla realtà, l’AIDS è una malattia “democratica” che non fa molte distinzioni di razze, di sessi, di orientamenti sessuali, pensate nemmeno di età). In 30 anni, dicevamo, sull’HIV sono nati miti e leggende e col passare del tempo si sono moltiplicate “verità” che con la verità hanno non sempre a che fare. C’è chi dice che l’AIDS sia nata dalle scimmie in Africa, chi dice che sia nata (leggi stata creata) in laboratorio, chi invece che riguarda solo omosessuali e drogati (seh, lallero), poi, vediamo…che si trasmette con baci, abbracci e carezze, manca solo che dicano sia un virus proveniente da Marte. Quando poi si parla di AIDS per “informare”, lo si fa sempre in termini di paura, come se il terrore o il proibizionismo (non fate sesso per carità, restate vergini fino alla morte) aiutassero a diminuire i contagi (terrore e proibizionismo non hanno mai portato l’effetto voluto, ma casomai il contrario, è la storia dell’uomo e della sua natura ad insegnarcelo). Insomma in questi casi si usano sempre parole e paroloni, numeri e cifre spiattellati e urlati il più possibile (30 MILIONI DI MORTI, 60 MILIONI DI CONTAGI e così via), tutto per non indurre in tentazioni, mentre l’unica parola da usare è PRECAUZIONE/PREVENZIONE. O se vogliamo essere ancora più specifici PROFILATTICO (so da fonti certe che è una parola che la Sacra Chiesa Romana che vuole il bene di tutti e il Papa in persona non lo apprezzano molto come sostantivo, e come oggetto, loro lo usano solo con le/i prostitute/i, il sostantivo, ovvio). Ecco, il PROFILATTICO, questo (s)conosciuto. Anche su di lui quante se ne dicono: ah no, toglie il piacere; ah no, è fastidioso; ah no, costano (questo è vero, ma non è una scusa); ah no, non ce l’ho (e allora niente, non si fa). E pensare che ce ne sono di ogni tipo (classici, sottili, stimolanti, ritardanti), gusti (menta e vaniglia sono ottimi) e misure (normali, L, XL, XXL, …). Eppure la maggior parte dei rapporti sessuali, occasionali o col proprio partner, avviene ancora senza usare il cappuccio, soprattutto tra gli eterosessuali (bravo ragazzo, tu, che l’altra sera in discoteca hai chiesto a me e al mio amico se ne avevamo uno da darti per trombarti uno nel cesso), quando invece il preservativo è l’unica arma (in rapporti vaginali, anali e, ahimè per voi, anche orali, nonostante gli innumerovoli opinioni a riguardo, per questo chiediamo grazie a tutto lo staff medico italiano che non si prende responsabilità nel dire quali realmente sono le vie di contagio certe) davvero sicura, l’unico vero contraccettivo che tieni alla larga l’HIV e tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili. Sì, perché il test per l’HIV va fatto, ovvio, ma se per una volta risulta negativo non vuol dire che poi sei al sicuro ed immune a vita natural durante (capito Ferzan e Matandrea???? Voi e quello spot di merda, riciclato anche quest’anno, causa crisi, politica o finanziaria non è dato sapere). Ah, e non servono 6 mesi dal rapporto e a quanto pare neanche tre, non esistono da almeno dieci anni sieroconversioni avvenute dopo un mese. Ma se l’informazione, dunque, non è andata proprio di pari passo con l’avanzare del virus, almeno le ricerche per una cura, quelle non si sono mai fermate, anzi ormai con l’AIDS si vive, o sopravvive, dipende dai casi (ma QUESTA NON E’ UNA SCUSA PER NON USARE IL PRESERVATIVO, cribbio) e ormai si sta per giungere ad un vaccino che la debelli definitivamente, tanto che si spera che nel 2015 si possa avere la prima generazione di nascituri HIV FREE. Certo i governi, soprattutto quelli dei paesi più poveri e di quelli in via di sviluppo, devono acquistarlo ed utilizzarlo, perché possono, al di là della qualità delle loro strutture sanitarie, tutte scuse. Per questo la ricerca ha bisogno di fondi, altri, sempre. Fondi che il nostro Amato Paese non elargisce da anni (sempre per la crisi? Ma sto paese è sempre in crisi?), come se queste siano cose di poco conto, ma sì, ma chi se ne frega, noi i soldi li usiamo (?) per cose più serie (?). Ma come dice qualcuno, le chiacchiere stanno a zero, sono i fatti che contano. USARE IL PROFILATTICO è essenziale (capito Benedetto Decimo Sesto), informarsi è importante, informarsi davvero. Basta con questi tabu, andiamo su, è roba vecchia. Non siamo più negli anni ’80. Le persone sieropositive non sono il male né sono pericolose (sì perché loro non solo hanno avuto la sfortuna di ammalarsi, poi devono pure sorbirsi i giudizi e gli sguardi discriminatori dei “ben pensanti”), potete parlarci e prenderci addirittura un caffè senza infettarvi, guarda un po’. (io nella mia vita ne ho conosciute due e sono ancora qui vivo e vegeto).
The Brown
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