martedì 30 novembre 2010

Kings of Leon, ovvero come diventare delle (super)rockstar




Tornare dopo soli due anni, tornare dopo un enorme successo mondiale ottenuto con uno dei migliori album rock degli ultimi tempi (Only by the night, quasi 7 milioni di copie vendute e 4 Grammy Awards vinti) non era affatto facile. Men che meno tornare con un ottimo album. Ecco, i Kings of Leon, lo hanno fatto, e ci sono riusciti alla grande con Come Around Sundown. Un album maturo, ricco, completo, ancor più del precedente, anzi la famiglia Followill si è spinta davvero più in là. Sicuramente meno commerciale di Only by the night, questo nuovo lavoro è per questo ancora più interessante, con una qualità musicale notevole, in cui un sound suddista, con rimembranze di cantautori anni ’50, sonorità incalzanti, country, rock, garage, insomma tanti ingredienti che vengono mescolati alla loro fama di grande band da stadio (da concerti negli stadi), band capace di coinvolgere, stravolgere e far saltare migliaia di persone. Una musica dinamica e semplice allo stesso tempo, in cui la voce calda ed affascinante di Caleb Followill è a suo agio e da’ il meglio di sé, sia nei pezzi più melodici sia in quelli più graffianti.
Dagli esordi ad oggi i Kings of Leon sono molto cambiati, o meglio, per dirlo nel modo giusto, ne hanno fatta di strada. E i cambiamenti si vedono sia dal punto di vista musicale (non più grezzi, ma non meno autentici) sia per quanto riguarda il look (abbandonati ormai i capelli lunghi e le barbe incolte per uno stile da vere icone delle riviste di moda). Da garage band a supporter dei grandi gruppi (vedi Strokes o U2) a vere e proprie super rockstar, le migliori (forse) in circolazione. Tutto questo si vede, cioè, si sente in Come Around Sundown un album che davvero ti resta dentro, pezzo per pezzo, nota per nota.

The Brown

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